Nell’era Della Confusione Semiotica

Testo Nell’era Della Confusione Semiotica:

Ho spiegato al salumiere sotto casa il mio progetto di etichetta indipendente

E le battaglie che facciamo per tenere il prezzo basso

Ma il problema è più complesso:

Se un dio lassù nei cieli, fosse solo un angioletto che va a spasso

Ci fosse e vedesse e parlasse

Potrebbe raccontare con parole più appropriate e convincenti

Descrivere una ad una le decine di correnti contrastanti

Che su neuroni un po’ inquietanti

Conducono milioni di impulsini cerebrali nello stomaco

Idiosincrasia col mio fegato

Che manda sensazioni negative proprio al centro del mio colon

Che prende gli impulsini di cui sopra e li rimanda dietro al volo:

Back to my brain

Quello che io sono non è mai abbastanza simile a quello che vorrei

E a quello che vorresti tu da me che non lo sai

Quanto si assomigliano i sogni tuoi coi miei

Non lo sai

Non lo sai

 

Vivere nei margini dell’era della confusione

Rompere semiotiche gabbie di identificazione

No non mi insegnare niente lo so

 

Per essere più chiari certamente è meglio che sta storia parta dritta dritta dall’inizio:

Se a un tizio

Malauguratamente gli dovesse capitare

Invece di farsi schiacciare

Da pendolino in corsa che po’ aroppo danno la colpa al macchinista

Di fare il musicista

Se il malcapitato fosse tanto sfortunato

Da essere anche un pluripregiudicato comunista

Qualcuno può indicarmi come cazzo ess’ ’a campà stu musicista?

Lo so

Io sono fortunato

Ma non mi scordo mai delle cambiali che ho pagato

E da allora mai più niente è ritornato

Come prima di un raccolto c’è un lavoro manuale

L’antefatto e condizione di un’idea è che prenda bene sul terreno del reale

Riback to my brain

Quello che io faccio non è mai abbastanza simile a quello che farei

E a quello che faresti tu che però non lo sai

Davvero

Perché tu ti diverti ed io lavoro

 

Vivere nei margini dell’era della confusione

Rompere semiotiche gabbie di identificazione

No non mi insegnare niente lo so

 

Ogni mese al ventisette per milioni di italiani c’è un’usanza

Un rito abituale

Che consiste nel pigliare il caravaggio con il quale

Per tutto il lungo mese s’ha da stennere ’o mesale

Banale?

Ma zero ventisette per me sti cazzi banale

E e e ehi

Qualcuno mi soccorra may day

Aiuto

Me don’t wanna me don’t wanna go in tavuto

Banale?

Dalla politica al mestiere spara l’intellettuale

Che ha le palle per dire sempre quello che pensa

Tra le pubblicità che gli riempion la dispensa

Ho le palle piene di te, ne ho abbastanza:

Non merita attenzione

Chi si piglia una questione

Sopra a un fatto di cui non è a conoscenza

Che non ha capito e che non gli riguarda

’e bbattaglie vanno fatte pe risolvere i problemi materiali della vita

E so’ bbattaglie sporche ’e mmerda

’e bbattaglie pulite

Stanno sulo rint’â capa ’e chi stà sempe c’ ’o culo aparato

 

Vivere nei margini dell’era della confusione

Rompere semiotiche gabbie di identificazione

No non mi insegnare niente lo so

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